I manga

Moltissimi giovani li leggono, li sfogliano, li adorano. Oramai sono diventati una parte che accompagna la nostra vita, in momenti piacevoli e in momenti tristi; stò parlando dei manga. Siamo arrivati nel 2012 da poco e già basta cercare in qualsiasi fonte migliaia tipi differenti di manga giapponesi, sia nuovi che vecchi. Ma spesso qualcuno si sarà chiesto, da dove sono nati e sopratutto, quali sono le origini di questo successo mondiale del Sol Levante.

Entriamo quindi in un interessante viaggio indietro nel tempo per conoscere e capire la nascita e lo sviluppo del fenomeno manga che tutt'ora stà spopolando tra i giovani.


IN ANTICHITA'


Nel periodi Edo, precisamente verso il 1600 ca., si iniziarono a disegnare sulle pareti dei templi delle "vignette" che rappresentavano scene con soggetti religiosi.
Queste "vignette", se possiamo definirle così, furono successivamente rese pubbliche al popolo, grazie a delle riproduzioni su tavolette di legno, facilmente trasportabili in città e villaggi vicini.
In quest'epoca a fianco del termine “manga” cominciò a essere usato il termine “edo”, mentre per “manga” si cominciò a intendere lo stile del disegno più che il disegno stesso.

Gli “edo” riproducevano più che altro soggetti meno religiosi di quelli dei templi. Spesso si trattava di grafiche erotiche, ma anche piante di costruzioni e striscie satiriche. Le figure erano composte in monocro-mia, con profili raramente colorati in maniera rudimentale.


Dall' "Edo" al "Tobae"



Nel 1702 un celebre artista di manga Shumboko Ono, volle raccogliere i suoi disegni in un libro, che è rimasto fino ai nostri giorni come la raccolta di manga più antica del giappone. Nel giro di un secolo, la tradizione del “Tobae”, come furono chiamate queste raccolte, si estese a tutta la società giapponese.


Nei giorni nostri



Ancora ai giorni nostri, nell’epoca della televisione e di internet, in Giappone i manga godono di grande popolarità. Alcuni sociologi nipponici hanno addirittura sostenuto che proprio grazie al manga la comunicazione letteraria conserva nel paese un ruolo maggiore di quanto non accada in Occidente.


L'EPOCA MODERNA : LA NASCITA DEI PRIMI ANIME 



Il papà del primo anime giapponese è stato Osamu Tezuka, che nel 1951 disegnò Tetsuwan Atom, meglio noto come Astro Boy.
Nel 1963 la televisione nipponica mandò in onda la prima puntata della serie, che durò tre anni con 193 episodi, molti dei quali ri-masti inediti al di fuori del paese.

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Astro Boy era un robot, creato sulla immagine del figlio morto di uno scienziato e in seguito finito in un circo di robot. Viene salvato dal Dottor Elfun, e sotto la sua guida combatte ogni forza del male che minacci il genere umano. Attraverso Astro Boy, Tezuka voleva trasmettere un semplice messaggio: amare tutte le creature, amare tutto ciò che contiene vita.

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Verso la fine degli anni Settanta uscì Galaxy Express 999. La storia di un ragazzo, Tetsuro, che viaggia tra le galassie in una sorta di locomotiva spaziale, incontrando nuove forme di vita, sia ostili che amichevoli.
Lo stile di Galaxy Express fù più rifinita di quella di Astro Boy, frutto di una netta evoluzione degli anime nel corso degli anni. La storia fu poi trasposta in due film a lungometraggio e anche in una serie tv.

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Sempre dello stesso periodo è Capitan Harlock, opera particolarmente di successo in Italia. La prima serie, trasmessa censurata dalla Rai nel 1979 in 42 episodi, è quella più famosa. Intitolata "Il pirata spaziale Capitan Harlock", racconta della guerra contro le mazoniane, donne vegetali alla conquista della Terra.

Nel 1982 uscì anche il film "L'arcadia della mia giovinezza", trasmesso in Italia in quattro puntate ( e moltissimi tagli da Italia 1 -_- ). E' un preludio alla seconda serie ("SSX orbita infinita", in onda pochi anni fa sul circuito Italia7) ma ambientato in un'epoca antecedente a quella della prima serie.

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Il 1972 fù l'anno della nascita del primo super robot che la storia ricorda : Mazinga Z ( Majinga Zetto ), creato da Go Nagai. Questo robot ha rivoluzionato tutti i concetti di robotica ed elettronica, sorprendendo con novità e innovazioni come : i tipici raggi laser sparati dagli occhi, l'avambraccio che si stacca dal resto del braccio sparato come un enorme razzo, la capacità di volare grazie a delle ali supersoniche munite di propulsori atomici, ecc..... .
Si deve inoltre la creazione di un seguito alla serie di Mazinger Z, ovvero Great Mazinger, e poi successivamente a catena moltissimi altri robot del calibro di Ufo Robot Grendizer, Kootetsu Jeeg, Daiku Maryu Gaiking, Getter robot, e altre serie non appartenenti a Nagai come Combattler V, Vultus V, General Daimos, Daltanious, ecc... tutte queste avventure, narrate in manga che ora hanno un valore storico molto importante.


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A ruota si susseguirono gli eroi della Tatsunoko : Kyashan, Tekkaman, Polymar e i Gatchaman; eroi che hanno fatto la leggenda degli anni '70, ognuno portando dietro di sè tematiche e vicende quasi realistiche e spettacolari, anch'essi rappresentati in molti manga e artbook di altissima qualità.



La parola MANGA


Che cosa vuol dire veramente la parola Manga ? Spesso ce lo siamo chiesti !

La parola Manga ( man = casuale, ga = disegno) alla lettera significa "immagini casuali" o "immagini senza nesso logico". In Giappone manga indica il fumetto in generale, mentre la regola è specificare l'origine dei fumetti, se stranieri o importati: quelli provenienti dall'Italia verrebbero ad esempio chiamati "Itaria no manga" , letteralmente "manga italiani". In Italia è ormai comune associare la parola manga ai fumetti di sola provenienza nipponica.

Nel paese del Sol Levante i fumetti hanno un ruolo decisamente importante e sono considerati un mezzo espressivo non meno degno di libri o film.


Le caratteristiche dei Manga 



Le caratteristiche stilistiche dei manga possono provocare nel lettore alcune incertezze nella classificazione del genere. Tendenzialmente in Europa, sopratutto in Italia si identifica il fumetto con una produzione per bambini e ragazzi, che spesso rendono il lettore acnh'esso infantile davanti agli occhi degli stereotipi moderni(esistono naturalmente fumetti cosiddetti "d'autore", dedicati a un pubblico più maturo, ma sono facilmente riconoscibli).


Come viene pubblicato un manga 


I manga vengono pubblicati in Giappone inizialmente all'interno di albi molto grandi, stampati in bianco e nero e su carta di qualità scadente. Soltanto alcune pagine introduttive sono talvolta a colori e su carta migliore, generalmente usata allo scopo di introdurre i personaggi della vicenda.

In ognuno di questi albi vengono raccolte numerose storie a puntate ( o capitoli ). Tramite un'inchiesta fra i lettori viene verificato il successo delle singole serie, cosicché alcune serie di poco successo possano essere interrotte oppure meritare di essere stampate a parte, sotto forma di albi monografici di qualità migliore in più volumetti.



La struttura e l'impaginazione dei manga



Il manga giapponese si legge al contrario rispetto al fumetto occidentale, e cioè dall'ultima alla prima pagina.
Anche le vignette si leggono da destra verso sinistra, dall'alto verso il basso. Inizialmente, i manga pubblicati in Italia avevano senso di lettura occidentale (le tavole venivano quindi prima ribaltate, e poi editate), un esempio è il manga di Guyver. Successivamente fù introdotto anche da noi il senso di lettura originale, con la pubblicazione di Dragon Ball per Star Comics, anche per via dell'editore originale Shueisha che non apprezzava il ribaltamento delle tavole.

Nel corso del tempo ci sono stati alcuni mutamenti nella disposizione delle vignette.
Inizialmente prevaleva la disposizione verticale; e successivamente, negli anni quaranta, fù introdotta anche la disposizione orizzontale, ovvero quella attuale. Nelle storie più accurate dal punto di vista stilistico, queste due disposizioni si sovrappongono e vengono usate entrambe, creando un percorso di lettura piuttosto difficile e complesso agli occhi del lettore occidentale, ma con un preciso intento stilistico.

Mentre le storie di avventura dedicate a un pubblico di ragazzi e adulti maschi sono caratterizzate da una disposizione abbastanza semplice, si è creato nel genere dedicato alle ragazze, lo shojo (spesso disegnato da donne), un modo innovativo di trattare la disposizione delle singole vignette. Per creare effetti drammatici intensi e sottolineare i sentimenti che entrano in gioco nella storia, il disegnatore (o la disegnatrice) fa spesso scomparire le linee divisorie delle singole vignette. La struttura della pagina diventa più importante di quella del riquadro isolato. E così una sola scena si può sviluppare su due intere pagine a fronte, i contorni dei pannelli si sovrappongono, e con essi i vari significati trasmessi dal disegno.

Anche il balloon contenente il testo non è più presentato su di un'unica linea di lettura; nascono così nuovi metodi per elaborare e scrivere il testo e le frasi :
compaiono fumetti di testo pensato, di testo parlato, di testo fuori campo, che si distinguono tra loro solo per piccole differenze grafiche.

In realtà, un lettore giapponese, allenato alla lettura non alfabetica, riesce più facilmente di un lettore occidentale alle prime armi a orientarsi in questo universo di segni, dove gli viene offerta una grande libertà di percorso. Gli occhi vagano nella pagina cogliendo inizialmente alcuni dettagli, scelgono di soffermarsi prima su alcuni tipi di testo e poi su altri, ricavando alla fine non una lettura analitica di contenuti, ma una coinvolgente impressione generale di ciò che sta accadendo.

Non bisogna confondere i manga con i manhwa, che sono infatti i fumetti coreani; per una persona non esperta possono sembrare simili, ma agli occhi di un giapponese non lo sono.

Dal punto di vista dei fumetti, i giapponesi sono molto "patriottici" e tendono a guardare con sospetto fumetti esteri; alcune serie straniere, infatti, sono state addirittura ridisegnate da artisti giapponesi appositamente per il loro mercato.




Aruteawatashi

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